Galassia che vai, esopianeta che trovi

00:01:47 06.02.2018
La caccia della ‘Terra gemella’, un pianeta simile al nostro nascosto da qualche parte nell’Universo, è uno degli obiettivi principali dell’astronomia moderna. A che punto siamo?
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La caccia della ‘Terra gemella’, un pianeta simile al nostro nascosto da qualche parte nell’Universo, è uno degli obiettivi principali dell’astronomia moderna. E negli ultimi anni, grazie al lavoro incessante dei cacciatori di pianeti – primo tra tutti Kepler – i candidati sono aumentati sempre più. I dati aggiornati a inizio febbraio parlano di 3.728 esopianeti confermati in 2.794 sistemi planetari; tra questi, i mondi dichiarati potenzialmente in grado di ospitare la vita sono centinaia. Negli ultimi i tempi i riflettori si sono accesi sul sistema Trappist-1, che proprio ieri ha suscitato nuovi entusiasmi grazie a quattro studi secondo cui tutti e sette i pianeti sarebbero rocciosi e adatti a ospitare acqua liquida. Ma non tutto è oro quel che luccica, e gli astronomi sanno bene che tra potenziale abitabilità ed effettiva capacità di ospitare la vita c’è molta differenza. La posizione del pianeta, che deve trovarsi nella cosiddetta fascia di abitabilità, che varia da un sistema all’altro la dimensione dell’esopianeta, che non deve essere né troppo grande né troppo piccolo, caratteristica che esclude molti dei candidati; la temperatura e via dicendo. Gran parte della scrematura avviene qui: molti dei nuovi mondi scoperti sono troppo vicini al loro astro e hanno per questo temperature estremamente elevate – è il caso ad esempio di due nuovi esopianeti appena scoperti, appartenenti alla famiglia dei gioviani caldi. Ma c’è un elemento che ad oggi rende questa caccia apparentemente fine a se stessa: la distanza che fa del più potenzialmente abitabile, come il tanto discusso Kepler 452b, un luogo semplicemente irraggiungibile.
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