Deep Space: Marte e gli alieni terrestri

00:04:03 31.07.2020
La lunga storia dell'esplorazione robotica marziana parte dagli anni 60 e arriva fino ad oggi con gli ultimi lanci del 2020 in attesa delle missioni di prossima generazione
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Il 2021 sarà l’anno di Marte. Ma non era il 2020 direte voi? Lo era, non lo è più. E’ vero che abbiamo appena trascorso il mese di luglio salutando ben tre sonde Hope, Tianwen-1 e Mars 2020 cariche del loro ottimismo dirette verso il pianeta rosso, ma sarà quando le vedremo giungere sull’obiettivo che potremmo dirci marziani. Marte ha affascinato sin dall’antichità generazioni di esploratori e a partire dagli anni sessanta è diventato un traguardo alla nostra portata. Quelli più a loro agio sul pianeta rosso sono gli americani che vantano una storia costellata di molti successi nell’esplorazione robotica: 7 rover atterrati dalla metà degli anni 70 ad oggi, di cui due ancora operativi. L’unico fallimento è quello del Mars Polar Lander di cui si sono perse le tracce in fase di entrata nell’atmosfera nel 1999.Tra alti e bassi - caratterizzati da una pausa di 15 anni iniziata negli anni '80 e conclusa nel 1996 con il lancio del Mars Global Surveyor - la golden age dell’esplorazione robotica marziana ha visto la sua rinascita a partire dal 2004. E’ l’anno dei due rover gemelli Spirit e Opportunity: quest’ultimo è stato protagonista di una autentica maratona marziana percorrendo più di 45 chilometri in 12 anni.  Otto anni dopo è stato il turno dell’infaticabile Curiosity non un semplice rover ma un vero e proprio laboratorio scientifico che scatta foto e selfie e si avventura nei crateri marziani alla ricerca di forme di vita. E’ proprio l’entusiasmo generato da Curiosity a dare una ulteriore spinta ai programmi dedicati a Marte.  La Nasa - ma anche l'Europa - si rendono conto che se il fine dell’esplorazione robotica è prepararsi all’invio di esseri umani sul pianeta oltre alla ricerca di forme di vita -  allora i prossimi rover dovranno fare un salto evolutivo in più. Insight giunto su Marte nel 2018 e Rosalind Franklin programmato per il 2022, seconda parte della missione europea e russa Exomars, sono il fiore all’occhiello della nuova generazione di rover che non si limita ad osservare e analizzare la superficie ma è in grado di scavare a varie profondità per scoprire cosa si cela nell’interno di Marte. Il passo successivo sarà recuperare i campioni di materiale e farli tornare a Terra per analizzarli. E qui entra in gioco l’ultima generazione di rover come Perseverance parte del Mars Sample Return, un programma che prevede una serie di missioni robotiche targate Esa e Nasa che raccoglieranno e riporteranno sulla Terra nel 2031 campioni di suolo marziano. Ma stavolta gli americani e gli europei non saranno gli unici a tentare l’impresa: la missione Tianwen-1 che ha inaugurato il programma marziano cinese, fa parte di progetto più ampio che prevede anch’esso l’invio di una missione sample return negli anni 30. A quel punto, se tutto andrà come previsto, l’umanità dovrebbe essere pronta per il prossimo grande balzo: l’invio di essere umani su Marte. Intorno a questo progetto, di cui già parlava Von Braun sul finire degli anni 40, c’è grande fermento da parte del settore pubblico e privato. Sia la Nasa con il razzo Sls e la capsula Orion sia SpaceX  con Starship stanno scommettendo ( e investendo)  molto per far sì che il sogno marziano diventi realtà. E se in passato letteratura e cinema ci hanno fatto temere un’invasione marziana in futuro la situazione potrebbe ribaltarsi: potremmo diventare noi gli alieni su Marte.  
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